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Si ritiene quasi unanimemente che il paese sia stato fondato durante il regno di Liutprando intorno al 715. C'è anche chi vuole sia stata l'epica Era. In ogni caso, il nome di quel condottiero a cui si attribuisce la paternità della fondazione, appare, anche se corrotto e dialettizzato, quale toponimo di un pianoro a nord del paese. Fu noto anche come Longovardi, infeudato alla baronia di Fiumefreddo retta a quel tempo da Simone Mammistra. In seguito vi subentrarono le famiglie di Giovanni Bomio de Freny, Sanseverino, Cardona, Sanseverino di Somma e, dal 1525 fino all’eversione della feudalità (1806), seguì le sorti degli Alargon Mendoza, marchesi di Rende e della Valle Siciliana. Del castello feudale rimangono resti medievali.
La chiesa matrice intitolata a Santa Domenica, venne eretta a cura di maestranze locali nel sec. XVII e rimaneggiata nel secolo successivo. Il campanile è frutto degli interventi del 700. All’interno, decorato in stile barocco, cappella del Sacro Cuore con dipinto raffigurante l’Ultima Cena, opera di ignoto pittore napoletano del 700.
La chiesa della Madonna di Taureana, venne fondata nel sec. XII ed era sottoposta al monastero benedettino di Subiaco. Nel 400 fu ricostruita seguendo i canoni del primo rinascimento e cancellando le linee originarie. Il portale della chiesa è archiacuto, al di sopra, stemma nobiliare e rosone gotico.
La Chiesa dell’Assunta, del sec. XVII, ha portale in calcare decorato del sec. XVII. L’interno si sviluppa in due navate; quella destra fu costruita nel 1696 a cura del Beato Nicola di Longobardi. Vi fa spicco una cornice lignea intagliata e dorata con volute e motivi floreali, di ignoto maestro meridionale del 600 contenente un dipinto che ritrae la Decapitazione di Santa Caterina. Di uguali caratteristiche, ma di diverso disegno, è un’altra cornice in stile barocco leccese che riquadra una reliquia di Santa Innocenza, che appare come adagiata in un sepolcro.Ancora visibili i resti del convento benedettino.
A Longobardi cera l’usanza di allietare la festa di Pasqua con un ballo chiamato "la torre" che altro non era che una piramide umana; una prima fila di sei persone reggeva sulle spalle un altro gruppo di quattro giovani i quali, a loro volta, ne sostenevano altri due. La torre, dal santuario della Madonna di Tauriana, dopo aver mangiato il tradizionale dolce pasquale chiamato cuculo, danzando si recava fino al paese al suono di zampogne, insieme col popolo in festa. Nei dintorni era posta una palla di cannone in una rete, la tradizione riporta che la Madonna uscì dalla chiesa e si fermò sopra un sasso per prendere con la mano la palla che, altrimenti, avrebbe colpito la chiesa. Sul masso è impressa l’impronta del piede.
Tra le varie grotte comprese nel suo territorio (Spruvieru, Serravientu, Culazzieri, dellu Tuostu), quella dellu Spagnuolu pare che si chiami così perchè nel giorno di Sant’Antonio un soldato spagnolo vi si rifugiò con la sua donna e, ferito mortalmente, uccise anche lei, per cui le loro ombre si aggirano ancora nella grotta.
Costume tradizionale: "Panno rosso cupo le zitelle, scarlatto le maritate; il lubriettu metà di tela tessuta in casa, l’altra sulla schiena è di teletta di cotone (verde se zitella, rossa se maritata). Nel lutto il ritorto è stretto, il rituortu dicesi vannarella (bendarella) è di calamo e seta, tessuto in casa".
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